Gli ultimi giorni sono stati davvero intensi e non credo solo per chi percepisce la fede, ma per tutti gli uomini della Terra.
Del resto, come ci ha ricordato il Santo Padre, “Ci siamo ritrovati impauriti e smarriti. Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda. Su questa barca... ci siamo tutti”, per una volta tutti impotenti di fronte al “nemico” invisibile. La risposta di tutti a ciò che ha sconvolto la nostra vita è stato l’isolamento, a partire da coloro che fino al giorno prima avevano in mano il destino del mondo.
La pandemia del Coronavirus ci ha bruscamente risvegliati dal pericolo maggiore che hanno sempre corso gli individui e l’umanità, quello dell’illusione di onnipotenza. Ci ha spinti verso un percorso doloroso, direi proprio che abbiamo vissuto anche noi la Quaresima di Gesù e tanti di noi hanno visto la Croce, nelle loro case, negli ospedali, nei cortei funebri...
Ci ha resi più attenti e sensibili agli altri eventi traumatici che attraversano la società di oggi, riusciamo a vedere i poveri nelle nostre città, riusciamo a scorgere i migranti in mezzo al mare, riusciamo persino a guardare oltre la linea dell’orizzonte a quei popoli che i potenti della Terra (del nostro mondo occidentale) stanno distruggendo con sopraffazioni, guerre e carestie.
Stiamo forse comprendendo che quanto sta accadendo non è frutto del caso o della sfortuna, è un segno preciso dei tempi, è il grido della Terra che ci avvisa del pericolo che corriamo.
In effetti, il Pianeta sta urlando il suo disagio ed altrettanto stanno facendo i poveri, ma nonostante la crescente criticità della condizione umana e della condizione delle risorse naturali, tutto il nostro pensiero, ci piaccia o non ci piaccia, è strutturato attorno all’economia.
Si direbbe che nel mondo finanziario sacrificare sia normale. Non abbiamo dato ascolto alle catastrofi parziali. Chi è che oggi parla degli incendi in Australia? E del fatto che un anno e mezzo fa una nave ha attraversato il Polo Nord, divenuto navigabile perché il ghiaccio si era sciolto? Chi parla delle inondazioni? Non so se sia la vendetta della natura, ma di certo è la sua risposta.
Ecco allora la domanda fondamentale: Chi è il nostro leader e quale il nostro orizzonte.
Una risposta me l’ha fornita Papa Francesco con un’affermazione – a mio avviso – di portata storica: Ci troviamo di fronte ad un bivio e possiamo scegliere tra la gioia, la speranza della risurrezione di Gesù, e la nostalgia del sepolcro.
Tanti problemi ci porterà, questo sepolcro vuoto. E la decisione di nascondere il fatto. È come sempre: quando non serviamo Dio, il Signore, serviamo l’altro dio, il denaro. Ricordiamo quello che Gesù ha detto: sono due signori, il Signore Dio e il signore denaro. Non si può servire ambedue. E per uscire da questa evidenza, da questa realtà, i sacerdoti, i dottori della Legge hanno scelto l’altra strada, quella che offriva loro il dio denaro e hanno pagato: hanno pagato il silenzio dei testimoni. … E loro hanno pagato: hanno pagato il silenzio, e questo, cari fratelli e sorelle, non è una tangente: questa è corruzione pura, corruzione allo stato puro.
Anche oggi, davanti alla prossima – speriamo che sia presto – fine di questa pandemia, c’è la stessa opzione: o la nostra scommessa sarà per la vita, per la risurrezione dei popoli o sarà per il dio denaro: tornare al sepolcro della fame, della schiavitù, delle guerre, delle fabbriche delle armi, dei bambini senza educazione … lì c’è il sepolcro.
La scelta sembra naturale, spontanea, ma c’è un rischio potentissimo che è quello di volerci lasciare il virus alle spalle e tornare a servire il “dio denaro”.
Questa scelta incrocia il grande tema dei cambiamenti climatici, che in larga parte sono figli delle scelte economiche degli Stati, che a loro volta sono figlie delle scelte dei veri “padroni” del mondo, coloro che detengono il potere economico e con quello condizionano il potere politico e talora anche quello giudiziario: … E loro hanno pagato: hanno pagato il silenzio, e questo, cari fratelli e sorelle, non è una tangente: questa è corruzione pura, corruzione allo stato puro.
Ecco che, di nuovo, ci viene incontro Papa Francesco con l’Enciclica “Laudato si” sulla Cura della Casa comune e più recentemente con il Sinodo per l’Amazzonia. Ci chiede di fare un “patto” per cambiare l’attuale economia e dare un’anima all’economia di domani. “Oggi più che mai tutto è intimamente connesso e la salvaguardia dell’ambiente non può essere disgiunta dalla giustizia verso i poveri e dalla soluzione dei problemi strutturali dell’economia mondiale. Occorre pertanto correggere i modelli di crescita incapaci di garantire il rispetto dell’ambiente, l’accoglienza della vita, la cura della famiglia, l’equità sociale, la dignità dei lavoratori, i diritti delle generazioni future. Purtroppo resta ancora inascoltato l’appello a prendere coscienza della gravità dei problemi e soprattutto a mettere in atto un modello economico nuovo, frutto di una cultura della comunione, basato sulla fraternità e sull’equità”.
Ecco perché la scelta non è così semplice: scegliere di ascoltare col cuore le grida sempre più angoscianti della terra e dei suoi poveri in cerca di aiuto e di responsabilità, cioè di qualcuno che “risponda” e non si volga dall’altra parte non è scontato, perché porta dritti alla Croce, con la certezza però di dare un volto alla speranza, di proporre nuovi stili di vita e combattere la cultura dello scarto.
E dire che tutto il mondo si è formalmente impegnato per lo “Sviluppo sostenibile” quando l’ONU ha adottato nel 2015 l’Agenda 2030 con i “famosi” 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile e 169 traguardi…ma è ciò che tutti intendiamo perseguire o è solo uno specchietto per le allodole?
L’obiettivo della Sostenibilità è ambizioso: Trasformare il nostro mondo: le persone, il pianeta e la prosperità. Cito solo uno dei passaggi più importanti dell’Agenda: Il mondo che immaginiamo è un mondo in cui ogni paese gode di una crescita economica duratura, aperta a tutti e sostenibile, e in cui vi è un lavoro dignitoso per ciascuno. Un mondo in cui i consumi, i processi di produzione e l’uso delle risorse naturali (dall’aria alla terra, dai fiumi, i laghi e le falde acquifere ai mari e agli oceani), sono sostenibili. Un mondo dove democrazia, buon governo e stato di diritto, così come un ambiente favorevole a livello internazionale e nazionale, sono essenziali per lo sviluppo sostenibile: per una crescita economica sostenibile e inclusiva, per lo sviluppo sociale, per la tutela dell’ambiente e per sconfiggere la fame e la povertà. Un mondo in cui lo sviluppo e l’impiego della tecnologia sono sensibili al clima, rispettano la biodiversità e sono resilienti. Un mondo in cui l’umanità vive in armonia con la natura e in cui la fauna selvatica e le altre specie viventi sono protette.
“Ci siamo sentiti sani in un mondo malato” ed abbiamo pensato di poterla fare franca, fingendo di non vedere che il sistema economico attuale, che produce scarti di ogni genere, materiali ed umani e non ha alcun a preoccupazione rispetto all’aumento di questi scarti, lasciando alle generazioni future il problema della loro gestione e che anche nella “piccola” porzione di pianeta che appare sana, sono evidenti gli effetti dello scarto di persone e cose e l’incapacità di farvi fronte.
Tutti i grandi business, oggi soprattutto tecnologici e commerciali, lasciano una scia di negazioni di diritti ed esclusione di chi è più fragile, si fondano sullo sfruttamento delle risorse umane e naturali e, tuttavia, si impongono come “male necessario” per lo sviluppo esponenziale di noi tutti.
Anche noi li utilizziamo e li riteniamo necessari, in qualche misura ne siamo schiavi…ma i veri schiavi sono coloro che muoiono letteralmente di fame e che non hanno più risorse da sfruttare per continuare a vivere nei luoghi che abitano.
Per queste ragioni diventa indispensabile combattere l’indifferenza e costruire legami di fiducia, puntare tutto su quella Economia fondata sull’Amore (Agapào), assumendo in prima persona responsabilità, fondate sulla giustizia: la giustizia che significa “diritto”, cioè la possibilità per ogni uomo di godere dei diritti essenziali, connaturati alla vita ed assolutamente uguali per tutti gli uomini. E’ in questa giustizia che si trova la vera civiltà ed è li che dobbiamo puntare il nostro orizzonte.
Il nostro Leader sarà la nostra coscienza, che non si abbassa aspettando che passi la piena per perpetrare le ingiustizie, ma che trova nel cuore lo slancio per affrontare la piena e scopre in ogni uomo un fratello con cui superarla.