Si potrebbe parlare di rivoluzione in termini di welfare aziendale soltanto se le imprese riuscissero a generare un modello più vicino al tessuto economico italiano senza copiare in maniera passiva il sistema anglosassone. Ѐ quanto dichiarato da Stefano Zamagni, docente di Economia Politica all’Università di Bologna e alla Johns Hopkins University, in occasione dell’evento "Wellfeel. Benessere organizzativo e welfare aziendale", organizzato a Milano dalla casa editrice ESTE. Una due giorni di convegni e approfondimenti su svariati argomenti dove appunto Stefano Zamagni ha ribadito la necessità per l’Italia di recuperare le proprie radici e migliorarle per realizzare davvero un welfare aziendale nelle imprese.
Come riporta Askanews, l’agenzia di stampa italiana, il docente sostiene che: "In Italia molti imprenditori non riescono a capire che il welfare aziendale nella versione aziendale. Il contesto americano è diverso dal nostro, il modo di fare impresa degli americani è diverso, non è detto che sia migliore o peggiore, ma diverso. Allora o noi abbiamo la capacità di recuperare le nostre radici storiche - continua il docente universitario -, e aggiornarle e migliorarle e perfezionarle, o succederà che a parole le imprese si dichiareranno a favore del welfare aziendale, perché è la moda del momento, ma nella pratica diranno ’non ci credo, perché non è adeguata alle nostre caratteristiche".
Zamagni sostiene inoltre che non bisogna dimenticare come la cultura imprenditoriale italiana sia profondamente legata al concetto di welfare aziendale, basti ricordare appunto figure come Crespi e Olivetti, e trova spazio soprattutto in una dimensione territoriale e di comunità . Il modello anglosassone, invece, si applica a imprese di grandi dimensioni lasciando in secondo piano gli aspetti relazionali e sociali. "Noi dobbiamo recuperare le nostre radici che sono quelle dell’economia civile - continua Zamagni -. L’imprenditore ’civile’ è nato in Italia. Ѐ ovvio che le nuove caratteristiche dei processi di produzione legati alla quarta rivoluzione industriale impongono delle modifiche strutturali sia nei modelli di organizzazione sia nel mondo con cui si affronta la competizione di mercato ed è su questo che è ormai urgente aprire un serio dibattito". Â
Fonte della notizia:Â Askanews, agenzia di stampa italiana