Il biomarketing nasce dall’incontro di bioingegneria, biometria, design e informatica ed è l’applicazione delle neuroscienze alla comunicazione e alla persuasione. Si tratta di analizzare i dati del corpo umano e dell’attività celebraledi fronte agli stimoli del marketing e della pubblicità . Fino a oggi le imprese hanno fatto ricorso al neuromarketing, ovvero la valutazione dei segnali celebrali. Il biomarketing va oltre perché tiene conto anche di altri parametri come la sudorazione, la pressione, la frequenza cardiaca e vengono analizzate anche le micro espressioni facciali.
Si tratta di segnali del corpo che esprimono la reazione emotiva prima che venga processata dal cervello. Nuove tecnologie digitali non invasive, anzi wearable, consentono le misurazioni anche fuori dai laboratori. Basri pensare agli ultimi Iphone che si sbloccano per riconoscimento facciale o alla tecnologia applicata allo sport. Giuliano Noci, docente di marketing della School of Management del Politecnico di Milano, ha dedicato a questi temi il suo ultimo libro, che si intitola proprio "Biomarketing". «Siamo stati ispirati da Gerald Zaltman di Harvard, il quale per primo negli anni novanta, ha sostenuto che il 95% dei comportamenti d’acquisto ha derivazione inconscia anche quando l’individuo dichiara di decidere razionalmente. La connotazione emotiva di ogni acquisto ha una doppia valenza: da un lato le imprese devono adeguare le loro strategie e dall’altro i consumatori possono riconoscere perché, quando e come si comportano in un modo o in un altro».
Biomarketing per le imprese: vendere di più e vendere meglio
Biomarketing al servizio dei consumatori: conoscere le proprie reazioni per acquistare liberamente e decidere senza erroriInternet consente di accedere a una quantità di informazioni che non ha precedenti nella storia dell’uomo. Chi decide di acquistare un prodotto o un servizio può valutare, comparare, chiedere e condividere opinioni sia con i venditori che con altri acquirenti. È una situazione nuova, dispersiva, nella quale è facile perdere la bussola. «Sapere che in fase d’acquisto si reagisce in modo inconscio e soprattutto sapere che le imprese lo sanno, consente di muoversi con maggiore consapevolezza gestendo alcuni fattori come il prezzo, il posizionamento sullo scaffale, la promozione a breve scadenza, il colore del packaging, il collegamento a altre offerte», sottolinea Noci. «Il consumatore è legato a un brand e lo preferisce a altri perchè somma l’immagine di quel marchio a come quel marchio si relaziona al mercato», continua, «A questo va aggiunto il fattore tempo, ovvero la capacità di essere presenti quando il consumatore vuole acquistare. L’insieme di questi scenari costituisce una risonanza emotiva fra impresa e mercato di riferimento e da qui scaturisce l’acquisto, ovvero la vendita».
Le imprese prevedono le scelte dei consumatoriÂ