Nella Giornata internazionale delle persone con disabilità serve “aprire” finestre di pensiero e di senso, continuare a rafforzare quelle “battaglie” sociali e culturali che certamente necessitano la costruzione di un lavoro corale con tutte le forze in campo. Non basta, infatti, offrire alle persone che vivono la disabilità assistenzialismo o “progetti a scadenza”, è l’autonomia il vero asso da cui partire e sui cui costruire dignità, pari opportunità, condizioni sociali e di vita dignitose.
La conquista dell’autonomia è il frutto di un percorso che accompagna chi vive la fragilità a riconnettersi con la propria comunità. È la voglia di sentirsi parte attiva di “qualcosa”, è l’opportunità di modellare le proprie ambizioni a un contesto aperto e inclusivo dove le “regole sociali” determinato il diritto alla normalità.
Tutto questo è reso possibile quando chi accoglie le fragilità lo fa ascoltando, progettando insieme alle risorse disponibili sul territorio ma soprattutto coinvolgendo l’intera famiglia che vive la disabilità… Le persone con disabilità non sono soggetti passivi di interventi preconfezionati ma sono appunto persone. A loro va garantito il diritto di ritornare ad essere protagoniste della propria vita, di scegliere, di definirsi, di germogliare pensiero e azione che fanno bene ai territori, perché cresce di nuova energia “diversa” a “abile”.
Questo è lo stile con cui accompagniamo le persone con disabilità nei nostri Centri di Prossimità, nelle attività ordinarie, è l’approccio con cui accogliamo le famiglie. È una storia fatta di percorsi che sanno di inclusione, di caregiver e di cura… Come la storia di Giovanni che a Carlentini con il Centro di Prossimità Accaesse è riuscito a conquistare la Sua autonomia.
34 anni, una disabilità del 70% con evidenti difficoltà di attenzione e comprensione emotiva. Dati certo che però non bastano a definire chi è Giovanni… perché Giovanni è prima di tutto una Persona, una persona che ha un bisogno estremo di relazionarsi, di vivere la sua comunità. Ogni giorno prende il Bus che lo porta da Carlentini a Catania per cercare nuovi stimoli e attività da fare. Adottato all’età di sei mesi da genitori già anziani, è entrato in contatto con il Centro di Prossimità Accaesse proprio dopo una segnalazione da parte della mamma. Il periodo della pandemia è stato per Giovanni un tempo difficile, perché non poteva più svolgere le attività giornaliere. Serviva ricostruire un nuovo tempo di normalità, quell’equilibrio spezzato.
Grazie allo sportello d’ascolto gestito dal Centro di Prossimità Accaesse e messo in campo dai Servizi Sociali del Comune di Carlentini, Giovanni viene inserito in un progetto ampio con il quale sperimentare l’autonomia. Partecipa a tutte le attività del Centro, accoglie le famiglie ma soprattutto si confronta e dialoga con gli altri coetanei inseriti nel progetto di inclusione. Questo percorso rappresenta per lui uno slancio decisivo, che gli permette di rispondere al bisogno di socialità, rafforzando al contempo indipendenza e fiducia in se stesso.
Gli operatori di Prossimità accolgono, come già detto, l’intero nucleo familiare, per accompagnarli alla consapevolezza del Dopo di Noi. «Il tema del Dopo di Noi – racconta Gaia Barresi, Presidente di Accaesse – è centrale nella cultura della disabilità, ma per essere veramente rivoluzionario ha bisogno di essere compreso, accolto e persino incarnato nella famiglia che vive la disabilità».
«Nella storia di Giovanni – continua Gaia Barresi – questo tema diventa determinate, perché i genitori sono molto anziani. Serve quindi lavorare non soltanto sul “qui e ora”, ma programmare in maniera coesa il futuro di Giovanni. Ciò che facciamo è quindi un costruire un progetto di accompagnamento costante, mettendo in connessione la famiglia anche con diverse tipologie di professionisti, quali avvocati, consulenti fiscali. Tutto questo per comprendere in che modo le risorse che dispone la famiglia possono essere ottimizzate e programmate per costruire un futuro stabile alla persona con disabilità oltre la vita dei genitori».
Un lavoro che richiede ascolto e accompagnamento, ma anche una sinergia con tutte le realtà che lavorano in campo perché… come sostiene la presidente Barresi «serve mettere in moto la cultura della disabilità, una cultura che non può e non deve essere relegata all’idea che mere prestazioni occasionali possano migliorare la qualità di vita delle persone con disabilità. Bisogna partire dal qui e ora, dal riportare al centro inclusione e dignità per tutti come unica direzione per costruire futuro; un futuro inclusivo ed egualitario».
L’Autonomia è l’obiettivo che proponiamo nei progetti costruiti con e per le persone, la Prossimità la strada!
3 dicembre, Giornata internazionale per le persone con disabilità.