Lecce
Per sostenere il progetto usa il codice FEB035
In via della Ferrandina a Lecce si respira aria di Prossimità. Qui da ormai dieci anni - in un vecchio capannone trasformato in un "supermercato speciale" - quasi 6500 famiglie hanno riempito i carrelli gratis di cibo ma anche di speranza, futuro e riscatto sociale. È questo il cuore dell’Emporio della Solidarietà, un progetto della Comunità Emmanuel e Centro di Prossimità di Fondazione Ebbene, che assiste le persone in difficoltà, quelle che hanno perso il lavoro, quelle che vivono sul ciglio della strada, quelle che non arrivano a fine mese perché soffocate dalla terribile faccia della povertà.
Una storia semplice, comprendere come l’emergenza non sia soltanto aiutare qualcuno ma ricucire valori come umanità e coesione sociale, lavorare affinché un territorio diventi bello, nell’accezione di accogliente per tutti e costruire una società dignitosa da vivere. Perché dietro agli scaffali pieni di pasta e pane, tra i corridoi di quel "supermercato speciale" e i sorrisi dei volontari che prestano servizio, ci sono storie di persone che non riescono più a rimanere a galla e allora bisogna ripensarsi come una Comunità vitale dove Istituzioni, mondo produttivo e privato sociale sono chiamati a co-progettare soluzioni reali per contrastare le Povertà.
Questa la missione dell’Emporio della Solidarietà, dotato di un software informatico che dialoga in tempo reale con le banche dati di tutti i Comuni e gli enti collegati al progetto, così le persone in difficoltà possono in poche ore ottenere una tessera con il credito e fare la spesa. Negli ultimi anni inoltre il "supermercato speciale" ha avviato importanti collaborazioni con altri punti vendita, permettendo alle persone di accedere a prodotti sempre più diversificati e nutrienti (olio, formaggi e carne) fino ad ampliarsi e integrare servizi aggiuntivi non meramente collegati all’emergenza cibo.
All’Emporio arrivano infatti uomini disperati che hanno perso tutto, giovani mamme con figli a carico, sono storie di rabbia, rancore, depressione. Di dolore. Tutti con lo stesso sguardo, perso e assente; hanno bisogno non soltanto di cibo ma di essere ascoltati, di recuperare quel barlume di speranza in una società che li etichetta come numeri, "scarti" e non come persone. E allora quei corridoi, quegli scaffali, quel capannone in via della Ferrandina, si sono evoluti in qualcosa di diverso, un luogo di incontro, un punto di ascolto. Vengono effettuati screening personalizzati da psicologi e assistenti sociali per comprendere i reali bisogni delle persone, è stato avviato un servizio socio-sanitario; ci sono corsi di formazione orientati all’inserimento lavorativo, laboratori di riciclo coinvolgendo soprattutto i ragazzi che escono dal carcere.
C’è una Prossimità che da modello diventa risultato.
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