Si intitola “Per un nuovo Welfare. Le proposte della società civile” l'instant book curato dalla Rete di Economia civile Sale della Terra e da Vita, che verrà presentato in diretta Facebook lunedì 15 alle ore 17 e che nasce dall'Appello lanciato dalla Società civile sottoscritto anche da Fondazione Ebbene.
Il book dall’Appello della Società civile per la ricostruzione di un welfare a misura di tutte le persone e dei territori ( trasmesso al Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte, al Presidente della Task Force Governativa per la Fase Due Vittorio Colao, al Presidente dell’ANCI Antonio De Caro).
Il documento è stato scritto e promosso da Angelo Righetti, psichiatra e collaboratore di Franco Basaglia, fondatore della Rete di Economia Sociale Internazionale Res-Int, membro del comitato scientifico della Scuola Internazionale di Sviluppo Umano “Kip” voluta da Edgar Morin e della Organizzazione mondiale della Sanità, e da Angelo Moretti, Presidente della Rete di Economia Sociale Internazionale Res-Int, della Rete di Economia civile Sale della Terra e Referente della Rete dei Piccoli Comuni del Welcome.
L’Appello è stato subito condiviso e firmato da oltre 60 soggetti tra istituzioni del Terzo settore, fondazioni, imprese sociali, consorzi, associazioni, enti ecclesiastici, enti di riferimento dell’economia civile, università e accademie, sindaci, studiosi ed esponenti sui temi della salute mentale, dell'integrazione sociosanitaria, dell'applicazione del "metodo Budget di Salute" per la produzione innovativa dei sistemi di welfare comunitario e generativo.
Questa pandemia ha parlato agli uomini e alle donne di oggi come farebbe una campana che dà la sveglia. Da quando ha iniziato a soffiare questa “tormenta”, come l’ha chiamata Papa Francesco, in Italia sono stati scoperchiati i tetti delle strutture più fragili del Paese: prima le carceri sovraffollate, poi le case di cura e le RSA, poi gli homeless che non avevano soluzioni per la quarantena, poi i braccianti agricoli nei campi che sono “emersi” dal lavoro nero e terribile in cui erano stati inghiottiti, la sanità disuguale nelle Regioni, la sanità pubblica deficitaria di personale e di mezzi, i bambini e i ragazzi che sono scomparsi dal sistema scolastico semplicemente perché non connessi, le violenze domestiche che chiedono ancora una seria presa in carico, i medici di medicina generale dimenticati, non trattati come colonna del nostro welfare territoriale, la mancanza di una rete capillare di assistenze domiciliari, la nostra economia non al passo con l'attenzione all'ambiente e la crisi climatica.
Di fronte a questa sciagura lo Stato Italiano ha agito certamente come poteva, ma anche con passo incerto, perché grande e inedita era la sciagura che lo ha colpito. Come un buon padre di famiglia, pur se animato da sane intenzioni ha agito saltando a piè pari in tanti passaggi il necessario coinvolgimento dei corpi sociali intermedi, nella convinzione che la sicurezza degli individui venisse prima dei legami sociali: sono saltati, dunque, quei molti tetti che erano già pericolanti prima della pandemia.
La Fase 2 deve essere la fase della community welfare, di una comunità che “si fa” welfare ed è capace di ridurre il distanziamento sociale con la presa in carico personalizzata delle tante persone che per essere messe al sicuro sono rimaste sole più che sicure; di coloro che non riapriranno la saracinesca della propria bottega; di chi, finita la cassaintegrazione, non troverà più l’azienda aperta.
È l’ora di agire collettivamente e sinergicamente con il to care di don milaniana memoria. Un to care che concerne i territori oltre che le persone, in cui i sindaci e le organizzazioni sociali possano riprogettare insieme i tanti percorsi esistenziali interrotti nei 5400 piccoli comuni italiani, un to care che accoglie le persone con una disabilità sociale, gli anziani, i vulnerabili, non dentro le strutture ma dentro progetti personalizzati in cui welfare ed economia non siano facce contrapposte dello sviluppo, ma un unico approccio sistemico per rispondere alla crisi del “dopo” includendo gli altri e non semplicemente mettendoli in sicurezza, separandoli, o addirittura rifiutando l'accoglienza.
Da qui è nato l'Appello al Governo, perché senza l'ascolto e il coinvolgimento della società civile la Fase due potrebbe avere ancora gambe incerte e visioni corte.
Per conoscere il programma e gli speaker, leggi qui.
FONTE NOTIZIA: Vita non profit
In allegato l'appello della società civile.