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Il sogno di una Casa. A Catania il modello di Co-Housing di Ebbene

04-02-2020 16:43

Redazione

News, In prossimità,

Il sogno di una Casa. A Catania il modello di Co-Housing di Ebbene

Dalla strada alla casa, la storia di Giuseppe, Lorenzo, Stefano e Francesco.

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C’è un filo sottile che lega le persone con i loro sogni e la speranza di un futuro possibile, c’è un filo sottile che a volte si spezza quando la vita non va proprio come dovrebbe andare: la perdita di un lavoro, un divorzio improvviso e quella casa che diventa una gabbia perché i soldi non bastano e riuscire a pagare l’affitto diventa una chimera.


C’è un filo che a volte si ricuce e restituisce alle persone la propria storia, la propria dignità di uomini e donne. Di persone.
Quello dell’Abitare è uno dei bisogni maggiormente espressi dalle famiglie accolte dai Centri di Prossimità di Fondazione Ebbene. Ritornare ad essere protagonisti della propria vita non è sempre facile soprattutto quando a mancare è proprio un tetto, a questo si aggiunge la diffidenza e un forte pregiudizio che da nord a sud si denota tra i proprietari nell’accogliere famiglie o singole persone che non sono portatrici di garanzie.


Sono storie di povertà, storie di abbandono, storie di fragilità, quelle che emergono dal racconto di Claudia Pasqualino, responsabile del Centro di Prossimità Mosaico di Catania. «Quello che facciamo - spiega Pasqualino - non è soltanto individuare il luogo più idoneo per rispondere al disagio abitativo, ma costruiamo con e per le persone un nuovo progetto di vita».


Un progetto di vita che per Giuseppe, Lorenzo, Stefano e Francesco (tutti nomi di fantasia) comincia sperimentando un nuovo modo di vivere l’abitare, dopo un periodo trascorso al dormitorio "Il Faro", progetto coordinato da Mosaico e conclusosi nei mesi scorsi. Gli operatori di Prossimità mettono in campo il modello di presa in carico di Fondazione Ebbene, che parte dal bisogno abitativo per costruire un percorso di vita autonomo.


«Dall’accoglienza e attraverso un ascolto attivo - continua Pasqualino - abbiamo costruito un piano individualizzato e personalizzato che comprende orientamento al lavoro, bilancio di competenze sino a un supporto costante nei passaggi più burocratici, come ad esempio la richiesta del Reddito di Cittadinanza».


Serve però una casa, serve un tetto dove dormire e una stanza dove progettare una nuova vita.
La soluzione arriva attraverso una collaborazione sinergica tra privato ed Ente pubblico. Fondazione EBBENE prende in affitto un appartamento messo a disposizione dall’IPAB di Catania e in qualità di Garante procede a sub affittarlo a Giuseppe, Lorenzo, Stefano e Francesco, che iniziano a vivere in co-housing.


«Abbiamo siglato questo percorso In Prossimità - conclude Pasqualino - con la promessa che le persone coinvolte possano portare avanti una pacifica convivenza e provvedere in maniera autonoma alle spese di gestione dell’appartamento e dell’affitto».


Nella logica delle "Quattro A - Accoglienza, Ascolto, Accompagnamento, Autonomia" che Ebbene mette in campo, individuare il luogo idoneo per le famiglie prese in carico non è una questione di semplice incontro tra domanda e offerta, ma è un elemento che determina la qualità del lavoro fatto per rimettere al centro le persone. Ecco perché il modello di Ebbene non offre soluzioni estemporanee ma prevede la costruzione di un percorso che guarda alle Persone, alle loro capacità, alle loro competenze per garantire una piena autonomia.


Dignità, autonomia, relazioni e connessioni, sono tutti i "mattoni" che compongono la nuova Casa di Giuseppe, Lorenzo, Stefano e Francesco.


C’è un filo che riconnette persone e Comunità, il filo della Prossimità.