
L’Aula della Camera avvia oggi la discussione sul reddito di cittadinanza e Quota 100, licenziato dalle Commissioni riunite XI Lavoro e XII Affari sociali nella notte fra venerdì 15 e sabato 16 marzo, dopo un esame durato meno di una settimana e con appena una manciata di emendamenti approvati. Modifiche in Aula? Difficile prevederne, certamente non sono previste al Senato: bisogna chiudere entro il 29 marzo. I limiti di spesa autorizzati salgono un poco rispetto alla versione iniziale: di 5.906,8 milioni di euro nel 2019, 7.166,9 milioni di euro nel 2020, 7.391 milioni di euro nel 2021 e 7.245,9 milioni di euro annui a decorrere dal 2022 da iscrivere su apposito capitolo dello stato di previsione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali denominato «Fondo per il reddito di cittadinanza». Per l’accordo con i CAF sono stanziati 35 milioni di euro per l’anno 2019. A questo link la comparazione ufficiale fra i testi.
La prima novità è una delusione: ci si aspettava un passo in avanti significativo sul tema disabilità, che non c’è stato. Ci sono sì delle novità ma davvero briciole in confronto ai 400 milioni che Salvini a fine gennaio aveva chiesto, minacciando in alternativa di non firmare il decreto. Cosa c’è invece di nuovo sulla disabilità rispetto al testo approvato dal Senato? La pensione di cittadinanza viene estesa anche ai nuclei in cui persone con 67 o più anni vivano con una o più persone con disabilità grave o non autosufficiente di età inferiore (le persone con disabilità devono essere le uniche del nucleo di età inferiore ai 67 anni), situazioni spesso drammatiche che effettivamente meritavano un’attenzione specifica (articolo 1 comma 2). Resta il previsto computo delle pensioni di invalidità, cecità e sordità nel cumulo del reddito, ma i massimali del patrimonio mobiliare sono ulteriormente incrementati di euro 5.000 per ogni componente in condizione di disabilità e di euro 7.500 per ogni componente in condizione di disabilità grave o di non autosufficienza. Il parametro della scala di equivalenza, che non viene modificato nonostante le pressanti richieste per i figli minori, vede un piccolissimo ritocco verso l’alto fino ad un massimo di 2,2 (da 2,1) nel caso in cui nel nucleo familiare siano presenti componenti in condizione di disabilità grave o di non autosufficienza. Significa un aumento massimo previsto del beneficio economico di 600 euro annui cioè 50 euro al mese.
Rispetto ai patti per l’inclusione e per il lavoro, viene dettagliato meglio che la persona con disabilità è esclusa dagli obblighi di adesione, ferma restando la possibilità per «il componente con disabilità interessato la possibilità di richiedere la volontaria adesione a un percorso personalizzato di accompagnamento all’inserimento lavorativo e all’inclusione sociale, [...] continua a leggere la notizia, clicca qui.