Caro Presidente Musumeci,
20 mila emigrati ogni 12 mesi, una crisi profonda quella che attraversa la nostra Isola, che la colloca agli ultimi posti d’Europa e che, leggendo le sue dichiarazioni, pare non lasciare speranza. A stupirmi non sono tanto i dati riportati dal DEF, quelli chi lavora in trincea li vive, sono più le motivazioni che mi interessano per poter trovare soluzioni.
Condivido che la falla più grande non sia nel diminuire dei trasferimenti statali - certamente complici della situazione - ma nel modo in cui la Sicilia è stata amministrata. Ha certificato, con le Sue dichiarazioni il fallimento della politica siciliana, quella intrecciata con interessi lobbistici e mafie, quella che ha riempito le amministrazioni di delinquenti (come Lei stesso ha fatto notare), incapaci, persone improduttive che per noi sono solo un costo.
#FRANCAMENTE Presidente, Lei ha tutta la mia stima personale, da sempre, ma in cosa vuole essere diverso? Perché quello che vedo oggi è esattamente quello che vedo da trent’anni. La Regione Siciliana - intesa come struttura - ha bisogno di essere rasa al suolo e rifondata. Troppi intrecci ci sono e troppe voragini, perché una toppa qua e là sia sufficiente a cambiarla. Sono certo che di ciò Lei sia consapevole, ma inerme. Può metterci - e lo sta facendo - la faccia e anche qualcosa in più, ma potrà incidere epidermicamente?
C’è la fuga dei giovani? Colpa dei "vecchi" - come me e come Lei - che hanno costruito una società corrotta, che non solo non agevola i giovani, ma li ostacola che hanno provocato quella che Lei chiama correttamente una "strage generazionale".
"Diplomati e laureati, il meglio delle nuove generazioni alle quali dovremmo affidare le possibilità di sviluppo, dopo esser stati educati e formati in Sicilia, con grandi sacrifici per le famiglie, affidano le speranze di lavoro all’emigrazione senza ritorno", queste le dichiarazioni del suo governo per il quale "sembra ormai prevalere un’irrimediabile percezione della decrescita che tracima in una vera e propria frattura del sistema del diritti di cittadinanza".
Fino a qualche tempo fa pensavo di poter essere utile alla crescita e allo sviluppo della nostra amata Sicilia, ma mi sono reso conto che a questa classe politica, a quella che in molti definiscono casta, non serve né il mio contributo né quello di tante energie positive che in Sicilia ci sono, neanche quelle dei giovani, tant’è che li lasciate scappare mantenendo salde posizioni e visioni costruendo strutture basate sul "favor".
La mia scelta è di lavorare con i poveri e, comprendendo le loro ragioni, di lavorare per i poveri. Se è anche la Sua scelta, allora lo dimostri apertamente e non solo con gli slogan: smonti la macchina, la commissari, crei una task force con poteri speciali, valorizzi i giovani e ascolti i poveri, liberi energie e risorse, attui una politica della Prossimità. Lei oggi non è uno che deve denunciare o chiedere, ma ha il potere per fare ed è solo con un fare dirompente che eviterà alla nostra terra di essere un’Isola che sparisce.
Edoardo Barbarossa, dal blog Proximity per Vita.it