Dal giorno in cui Nunzia Coppedè lasciò Cottolengo di Roma, Casa della divina provvidenza, nel 1974 il movimento delle persone con disabilità ha segnato alcuni importanti vittorie, come l’approvazione della riforma della scuola che nel 1977 ha eliminato le classi differenziali, e la legge Basaglia, che l’anno dopo ha decretato la chiusura dei manicomi. Eppure non è stata ancora trovata una vera alternativa a quelli che il volume, fin dal titolo, definisce senza tanti giri di parole come i manicomi nascosti.
Sono, infatti, ancora migliaia le strutture residenziali per persone disabili distribuite lungo tutta la Penisola. Secondo gli ultimi dati Istat, al 31 dicembre 2014 le persone disabili presenti negli oltre 13.200 presidi residenziali socio-assistenziali e sociosanitari sono 273.316, oltre il 70% del totale degli ospiti. Di questi, 3.147 sono minori con disabilità e disturbi mentali dell’età evolutiva, 51.593 adulti con disabilità e patologia psichiatrica e 218.576 anziani non autosufficienti. Ma solo un’esigua percentuale vive in comunità di piccole dimensioni, che ricalcano uno stile di vita familiare: appena il 3% degli anziani, il 6,5% degli ospiti con disabilità e il 15,4% delle persone con sofferenza psichica.
Tutti gli altri trascorrono la propria vita in strutture con oltre sei-dieci posti letto, spesso più simili a cliniche e ospedali che ad ambienti di vita domestici. E c’è anche di peggio. Perché a volte, nelle residenze sanitarie assistenziali (Rsa), nelle case di cura private e nelle comunità terapeutiche, come peraltro nei servizi di neuropsichiatria infantile e nei reparti geriatrici, vengono adottati metodi di contenzione meccanica, farmacologica o ambientale, tutti attualmente permessi dalla legge: gli ospiti vengono immobilizzati al letto, sedati attraverso grandi quantità di farmaci, chiusi in luoghi che ne limitino le possibilità di movimento.
In altri casi, sebbene sia un’eccezione e non la regola, le strutture possono diventare teatro di veri e propri crimini. Sono i risultati delle indagini dei carabinieri dei Nas (Nuclei antisofisticazioni e sanità) a definire le dimensioni di un fenomeno sicuramente minoritario, ma non per questo meno preoccupante. Il 28% dei 6.187 controlli effettuati nelle strutture sanitarie socio-assistenziali e nei centri di riabilitazione neuropsicomotoria tra il 2014 e il 2016 ha portato alla luce irregolarità. In particolare, 68 persone sono state arrestate e 1.397 segnalate all’autorità giudiziaria, mentre 176 strutture sono state sottoposte a sequestro o a chiusura. Solo nel 2016 sono stati registrati 114 casi di maltrattamento, 68 abbandoni di incapace, 16 lesioni personali e 16 sequestri di persona.
Ma non lascia indifferenti neppure la presenza di reati meno gravi, come i 260 casi di inadeguatezza strutturale, assistenziale e autorizzativa e i 109 di esercizio abusivo della professione sanitaria, solo per fare qualche esempio. Al tema dell’istituzionalizzazione delle persone con disabilità è dedicata l’inchiesta di SuperAbile Inail, pubblicata sul numero 6/2018 e curata da Antonella Patete.
L’inchiesta è stata illustrata da Lorenzo Calabresi. Le opere sono esposte in Arte irregolare, galleria online realizzata dal Comitato Nobel per i disabili onlus con i Dipartimenti di salute mentale delle Asl di Bologna, Firenze, Piacenza e Perugia, Osservatorio Outsider Art, associazioni, atelier, cooperative sociali e artisti (in vendita su http://arteirregolare.comitatonobel disabili.it).
Fonte: Redattore Sociale