
Da sette anni nelle vesti di direttore di Aiccon, Paolo Venturi, cura il rapporto "Finanza e Terzo settore" promosso dall’Osservatorio di Ubi Banca. In questo dialogo ci aiuta a mettere sotto la lente i risultati e le tendenze più significative.
Partiamo dal quadro d’insieme emerso in questi 7 anni di monitoraggio
Quali sono i cambiamenti più significativi in corso nelle esigenze del Terzo settore e nell’offerta delle banche?Il cambiamento del terzo settore è a mio avviso radicale, ma lo certifica anche ISTAT quando ci dice che il 25% delle ONP è nato dopo il 2011, una demografia che oltretutto ci racconta di una crescente vocazione produttiva (55mila istituzioni hanno almeno un dipendente). Le funzioni obiettivo tradizionali (associativa/volontariato, erogativa e produttiva/imprenditoriale) sono evolute e in molti casi tendono ad intersecarsi. È sempre più frequente, infatti, vedere fondazioni svolgere un ruolo imprenditoriale e nello stesso tempo diventare catalizzatrici di governance comunitarie, come è sempre più frequente vedere associazioni dinamiche e orientate alla condivisione svolgere azioni sociali produttive per rigenerare spazi e trasformarli in luoghi di socialità , di cura. Insomma è un settore "in transito ed in trasformazione" che costringe le banche a uscire dai servizi standard e a percorrere la strada della personalizzazione. Nell’Osservatorio emerge con forza l’importanza di una relazione che valorizzi la "biodiversità " di queste organizzazioni. Dai sistemi di "rating" ai servizi orientati alla base associativa, emerge una domanda di accompagnamento che postula una relazione e non solo un servizio. L’esito di questa domanda sta generando nelle banche una cultura diffusa e distribuita in più funzioni e in un numero maggiore di dipendenti. Anche se gli impieghi del non profit nel 2016 erano lo appena lo 0,55% del totale, possiamo dire che oggi il Terzo settore e l’economia sociale non son più settori residuali: un progetto sociale può essere una molecola di un quartiere o un pezzo di politica industriale.
La tecnologia che impatto ha in questo processo? Un impatto reale. Non dobbiamo mai dimenticarci che le connessioni son cosa ne diversa rispetto alle relazioni e che quindi il digitale è un mezzo e non un fine per produrre valore sociale. Detto ciò la tecnologia è lo strumento più "a basso costo" di cui disponiamo per rendere efficiente e ridisegnare servizi e per far crescere le attività in ambito sociale. Dall’Osservatorio emerge un crescente orientamento all’investimento in tecnologia, ma non è ancora sufficiente. Forse un contributo per accelerare questi investimenti potrebbe venire dalle nuove generazioni e dalla creazione di reti fra "diversi", fattori questi che molto spesso facilitano l’uso del digitale per creare innovazione o per dilatare gli scambi attraverso piattaforme.
Quali dunque le innovazioni prodotte dal rapporto fra Terzo settore e finanza?Â