Nel mezzo della rivoluzione tecnologica che sta attraversando le nostre vite ed entrando nelle nostre case, gli esperti ci dicono che entro la conclusione del prossimo anno saranno 42 milioni i robot di servizio e assistenza domestica venduti nel mondo, c’è un aspetto che è rimasto sotto il filo dell’acqua della narrazione su hi-tech, intelligenza artificiale e robotica: quali sono i punti di contatto di questa ondata iper tecnologica nata sulle colline della silicon valley con la ristrutturazione dei servizi di welfare e caring sempre più necessaria (la spesa per l’autosufficienza è aumentata del 21% in 10 anni, mentre le badanti in nero hanno superato quota un milione, solo per dare due dati)?
E più in generale quale deve essere il ruolo dei corpi intermedi in questa fase storica? Possiamo pensare, come titolava un recente incontro alle Nazioni Unite, che ha visto tra i suoi protagonisti sir Roger Penrose, a un’Artificial Inteligence for Good, un’intelligenza artificiale orientata al bene comune? Oppure tutto è collocato in uno scenario di lunga deriva dove le tecnoscienze avranno l’ultima parola sull’uomo e sulla sua domanda di senso? Vita col numero che trovare in distribuzione dal fine settimana ha iniziato a porre la questione, aprendo il dibattito. Così abbiamo coinvolto, alcuni fra gli esperti con maggiore sensibilità ai risvolti (filosofici, antropologici, etici e sociali) della questione. Una riflessione d’ampio respiro che parte da un’inchiesta firmata da Sara De Carli sui nuovi hub della cura digitale dove ambienti virtuali, realtà aumentata, robotica e intelligenza artificiale stanno riscrivendo i modelli di intervento socio-sanitari.
"Non profit ad alta tecnologia" è invece il titolo del secondo capitolo del book, dove diamo conto dell’esperienze più innovative di co-progettazione e co-produzione di servizi di welfare hi-tech fra gli enti del Terzo settore e poli di ricerca più all’avanguardia.
Infine nel capitolo III (Artificiale vs Naturale) abbiamo messo a confronto due giganti del pensiero contemporaneo: il filosofo Emanuele Severino e il fisico Roger Penrose. Un dibattito che con l’aiuto di Paolo Benanti, Stefano Zamagni, Mario Rasetti, Flaviano Zandonai e Cédric Villani si è sviluppato lungo cinque direttrici: etica, società civile, lavoro, innovazione e sanità.
Fonte: Vita.it