Di per se la fiducia non è una scelta, è un prerequisito dell’agire quotidiano e quindi dell’agire sociale. Senza fiducia scrive Niklas Luhmann "le persone non potrebbero alzarsi dal letto la mattina". La condizione dell'uomo presuppone che non si possa vivere senza che le scelte compiute da altri abbiamo un'incidenza nella nostra vita e se non accettassimo (con fiducia) che ciò accade, saremmo vincolati al non vivere. Condividere spazi, personali e professionali implica fiducia. Â
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É una fiducia che non ha una progettualità . Esiste però una fiducia qualificata che ad essa si affianca e forse la supera. Quella fiducia che nell’intenzione non ha la convivenza bensì il cambiamento, quella che non approda in tutto ciò che è (o che è stato) ma che proietta al domani il legame tra persone. É quella che il welfare rappresenta nel suo diventare generativo quando nel rapporto con l’altro c’è la volontà reciproca di passare da una relazione uno a uno a un legame comunitario.
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É la fiducia che leggiamo nelle storie e nei progetti che gli Operatori di Prossimità raccontano. Da chi esce dal carcere e trova negli operatori un concime per avere fiducia nel futuro, passando per i giovani che all’Interno di un Hackathon possono ripensare una periferia fino alle professioniste di Montesilvano che grazie a Welfare di Prossimità apriranno il loro Girotondo.
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Trovo che oggi la sfida, anzi, il progetto, sia nell’equazione che mettendo insieme Fiducia e Relazione genera cambiamento e quindi nuova vita, cioè rinascita.
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Stiamo attraversando una fase in cui questo processo si consolida sempre più, serve adesso che venga riconosciuto come strutturale e che ad esso venga dato un valore economico e sociale riconoscendo nei progetti, nei servizi, nei processi, il valore che la fiducia insieme alla relazione può generare.
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Quale collante in un processo di co-progettazione se non la fiducia tra soggetti diversi in una relazione che proietta un risultato futuro? Al contempo, cosa sta alla base di un investimento filantropico verso una piccola realtà sociale se non una relazione basata su un’idea comune e su un tentativo di modificare le condizioni di vita di un gruppo di persone o della loro comunità ? E’ lo stesso elemento che guida la nascita di Reti nel Terzo settore e che le fa sopravvivere aldilà dell’utilitarismo di un servizio.
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Questa fiducia relazionale che il welfare ospita ne è il valore fondamentale. Siamo purtroppo lontani dall’attribuire l’esatto (o opportuno valore) ai beni relazionali o alla generatività di una relazione, in termini di risultato spesso viene valutato un output e non la percezione che le persone hanno del loro cambiamento di vita, del loro sentirsi ascoltati, della loro dimensione non più marginale ma. Il valore per cui si accompagnano le persone, a partire dai ragazzi, ad essere cittadini.
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All’insegna dell’equazione fiducia + relazione = cambiamento, a tutta la Rete di Prossimità , ai ogni operatore e alle famiglie auguro insieme allo Staff, al Consiglio di gestione e al Comitato Scientifico una Serena Pasqua
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Presidente di Fondazione ÉbbeneÂ
Elisa Furnari