Ci sono luoghi “speciali” che - senza cadere nell’autoreferenzialità - hanno la capacità di costruire percorsi dove bimbi e ragazzi hanno l’opportunità di vivere un riscatto sociale.
Non è un cliché, non è “slogan da prima pagina”, basterebbe forse ascoltare queste storie per comprendere in primo luogo l’intenso lavoro messo in campo fino a immaginare e immergersi (molto meglio), nella vita dei protagonisti di queste storie. Da dove nasce il desiderio di riscatto e come avviene davvero? Come si riscrivono opportunità?
Lo sport in questo senso è uno strumento vincente. E lo è ancor di più la capacità di trasformare una “palestra” in un luogo dove bambini e ragazzi - con le loro storie, con le loro fragilità, con questo spaccato di vita che esiste, è forte, è un macigno - riescono a vedere nuovi colori. E i colori sono crescita, legalità, riscatto, reinserimento sociale, presente (prima ancora che futuro), dignità e pari opportunità.
Quanta vita dietro lo Sport. Quanta vita negli spazi dell’Associazione Sportiva Dilettantistica Pugilistica Navile, che nella periferia nord di Bologna ha dato vita e forma, grazie anche al progetto Welfare di Prossimità, a una Palestra dove i bimbi e i ragazzi con disabilità o che provengono da contesti di fragilità trovano un punto di riferimento. La Boxe, sport che anima gli spazi della Palestra, è quello strumento vincente, quell’esplosione di colori che genera nuove opportunità.
È colorata adesso la vita di Andrea (nome di fantasia) che dopo essere stato allontanato da casa viene accompagnato in un percorso di reinserimento sociale e familiare. Tre ore al giorno, tutti i giorni, per accendere il lui il desiderio di riscatto e di crescere in un contesto, come quello della Palestra, dove educatori e istruttori dialogano costantemente e costruiscono per lui un progetto dedicato.
Andrea si allena tutti i giorni, riuscendo a comprendere in maniera del tutto responsabile di cosa ha bisogno: momenti in cui sente che deve allenarsi e avere spazi individuali e di autonomia; momenti dove invece serve partecipare alle attività in gruppo.
Quello che l’Associazione ha fatto è stato anche costruire un progetto di presa in carico globale, interfacciandosi con la famiglia, dialogando con la madre per ricostruire al meglio la relazione sfilacciata tra mamma e figlio.
L’espressione più bella e che racconta meglio questo spaccato, è stata proprio la partecipazione della mamma alla gestione della festa di Natale organizzata in Palestra, lo scorso dicembre. Una testimonianza del fatto che da una parte la mamma riconosce l’associazione come punto determinante per la costruzione di una nuova strada per il figlio, dall’altra che Andrea ha voluto condividere con la mamma un nuovo “tempo di normalità”.
È colorata adesso la vita di Noor (anche lui nome i fantasia), pakistano, 14 anni che frequenta la Palestra sin dalla sua apertura. Nelle settimane scorse la famiglia ha dovuto però programmare un trasferimento fuori Bologna. Il rischio era quello che Noor non potesse più frequentare né la scuola, né la Palestra. Gli educatori dell’Associazione hanno dunque avviato un dialogo In Rete con le realtà che operano sul territorio, dai servizi sociali alla scuola, proprio per scongiurare esclusione sociale e abbandono scolastico.
Noor è stato accompagnato dagli educatori a costruire un “piccolo” ma Grande progetto di autonomia. Sveglia ogni giorno alle 5 e mezza per prendere il bus, andare a Bologna per frequentare prima la scuola e il pomeriggio la Palestra. Ci sono giorni in cui Noor perde l’autobus del rientro, ma poco importa perché gli educatori sono pronti a riportarlo a casa.
Andrea, Noor e i tanti volti incontrati sono l’espressione di un approccio, quello di Prossimità, per cui Èbbene nasce… dare nuova vita alle persone, ricostruire percorsi sfilacciati…