Dire NO alla guerra e farlo tutti insieme. A cominciare dai più giovani. Da chi in un mondo più giusto, più inclusivo, più accogliente, non solo ci crede ancora, ma ha tutte le carte in regola per renderlo possibile. Tra questi, gli alunni delle medie che frequentano la scuola paritaria bilingue Thomas Moore, protagonisti di un tavolo di dialogo organizzato a Palermo nell'ambito della campagna Abbraccio per la Pace, promossa da Fondazione Èbbene, Per un Nuovo Welfare e Vita Non Profit.
Un primo importante mattoncino per costruire Pace, per generare un confronto costruttivo. Per ribadire, ancora una volta, cosa significano per le giovani generazioni parole come “impegno”, “senso civico”, “solidarietà”.
Sono piccoli, certo, ma le loro idee sono grandi, forse più di quelle degli adulti. «Per me Pace è la mancanza di fattori negativi», dice per esempio Francesco, 17 anni. «Gli articoli contro la Pace sono stati scritti con penne fatte dello stesso acciaio dei cannoni e dei proiettili», aggiunge un suo compagno. «La guerra non risolve niente, la Pace sì», commenta un altro.
Insieme ai compagni di scuola hanno sfogliato i giornali, hanno ritagliato le tante, troppe, notizie che riguardano la guerra in Ucraina. Le hanno analizzate, hanno provato a dare un senso logico a quell’ammasso di pezzi di carta tra cui spiccano parole come “prendersi cura”, “stop”, “sarà festa”, “famiglia”, “amore”, “pace”, “condivisione”, “solidarietà” che hanno dato vita, alla fine, a un cartellone realizzato con matite, colori, forbici e colla esposto sulla parete dell’Istituto, che nella sua semplicità porta un messaggio fondamentale: la Pace si costruisce quotidianamente dalle piccole azioni.
Come l’albero della Pace che gli studenti e le studentesse hanno piantato al termine della giornata. Un simbolo che ogni giorno ci ricorda l'importanza di restare uniti nel segno dell'inclusione e dell'accoglienza. In un abbraccio, non solo fisico, che spesso può fare davvero la differenza.